L’esperienza del corso è stata davvero positiva. Innanzitutto per un motivo pratico, ma non per questo da sottovalutare: sono tornato a scrivere, a mettere le idee su un foglio bianco (nonostante dopo abbia digitalizzato il tutto). Il riprendere a scrivere mi ha fatto bene, mi ha ricordato il piacere di farlo, ha di nuovo annullato la pigrizia accumulata nella mano dopo lunga inattività, poiché il solo prendere appunti non necessita di collegare veramente il cervello ed il cuore alla mano.
Gli aspetti positivi poi si riscontrano nella scoperta di tante funzioni della rete poco conosciute, nonostante fossero a portata di mano. Lo stesso blog si è rilevato un mezzo utile, semplice da utilizzare e creare seguendo il proprio senso estetico e le proprie idee; e poi Delicious, Medwiki, il MIT, ma sarebbe impossibile fare un elenco. Questo perché la cosa più importante che ho imparato, è che la rete è dinamica, è una continua scoperta, un continuo aiuto.
Come è possibile questo progredire dell’efficienza? Con la collaborazione, la cooperazione, lo scambio di idee e consigli, ovvero l’interazione trai miliardi di abitanti del mondo che internet ha permesso di realizzare, abbattendo le barriere della distanza.
Trovare aspetti negativi diventa quindi difficile: forse il problema è che questo “orticello” di connessioni necessita tempo e attenzioni costanti, cose che la quotidianità della vita risucchia via sempre in maggior quantità, tanto da spegnere un sacco di “Vorrei…” che si pronunciano quando ci si ferma a riflettere…
Spero vivamente di continuare a vedere la rete sotto questa luce ed anche grazie ad essa imparare a ritagliare del tempo per la mia creatività e per realizzare almeno qualcuno dei miei “Vorrei”. In fondo la follia di cui ho parlato consiste anche nel non vivere nei rimpianti :)
Gli aspetti positivi poi si riscontrano nella scoperta di tante funzioni della rete poco conosciute, nonostante fossero a portata di mano. Lo stesso blog si è rilevato un mezzo utile, semplice da utilizzare e creare seguendo il proprio senso estetico e le proprie idee; e poi Delicious, Medwiki, il MIT, ma sarebbe impossibile fare un elenco. Questo perché la cosa più importante che ho imparato, è che la rete è dinamica, è una continua scoperta, un continuo aiuto.
Come è possibile questo progredire dell’efficienza? Con la collaborazione, la cooperazione, lo scambio di idee e consigli, ovvero l’interazione trai miliardi di abitanti del mondo che internet ha permesso di realizzare, abbattendo le barriere della distanza.
Trovare aspetti negativi diventa quindi difficile: forse il problema è che questo “orticello” di connessioni necessita tempo e attenzioni costanti, cose che la quotidianità della vita risucchia via sempre in maggior quantità, tanto da spegnere un sacco di “Vorrei…” che si pronunciano quando ci si ferma a riflettere…
Spero vivamente di continuare a vedere la rete sotto questa luce ed anche grazie ad essa imparare a ritagliare del tempo per la mia creatività e per realizzare almeno qualcuno dei miei “Vorrei”. In fondo la follia di cui ho parlato consiste anche nel non vivere nei rimpianti :)
I modi per mitigare ed educare all’uso della rete esistono ma non sono ben sfruttati. Soprattutto la scuola, il luogo più importante dopo la famiglia, in cui dovremmo apprendere tutto ciò che ci sarà utile nel corso della nostra vita, snobba i privilegi della rete. Ecco uno dei punti che riesce a farmi cadere in un pessimismo cosmico, anzi apocalittico. Ripeto: questo pessimismo non deve comunque essere fine a se stesso. Sguazzando nelle istituzioni scolastiche italiane e venendo a contatto anche con altre realtà europee e non, la situazione mi pare critica. Non solo per la ricerca, che effettivamente è abbandonata a se stessa, ma è proprio il modo di porsi della scuola verso i ragazzi che pare sbagliato e toglie fiducia.
Da chi può essere la colpa? Studenti troppo lamentosi, professori inutili e giurassici, sistema scolastico da buttare?
E’ vero che la tendenza alle lamentele non ci manca, ma per una volta voglio escludere gli scolari, poiché spesso, professori e scuola fanno a “scarica barile” di colpe su questi. In realtà ci vorrebbe un bel cambiamento radicale: tutto perché non c’è il volere di adeguarsi all’evolversi del mondo e della sua mentalità. La scuola e l’università sembra voler restare il vecchio fortino medievale in cui s’impara a pappagallo quello che il prof spiega; ed è importante farlo alla lettera poiché per narcisismo ed egocentrismo molte volte i professori vogliono sentirsi ridire esattamente quello che hanno detto, giusto o sbagliato che sia. Conseguenze? Interesse cala sotto zero, l’istruzione diventa una costrizione, un impegno gravoso e la serenità all’interno del fortino ne risente. I passi successivi sono evidenti: poco impegno, stress, mancanza di rapporti pacifici coi professori etc… I programmi sono enormi, coprono un lasso temporale infinito e naturalmente tendono a trascurare le cose più recenti per seguire una tabella di marcia. Beh io credo servirebbe molto di più avere strumenti per inserirsi meglio nel nostro presente. Poi c’è la vera oppressione degli studenti: il voto. Capisco che una qualsiasi valutazione debba esserci, ma il poco tempo condiziona troppo. Alcuni prof si ostinano a dire “non concentratevi sul voto, l’importante è capire”. Belle parole ma mi chiedo se anche loro credano veramente a quello che dicono. Certo quindi rallegrarsi della propria istruzione in un contesto del genere non è facile.
Fortunatamente le risorse della rete si stanno lentamente infiltrando nel fortino scolastico seppur incontrando difficoltà e resistenze. In prima linea a difendere il forte ci sono i professori, soprattutto i più anziani. Il loro opporsi alla rete nasce principalmente dall’ignoranza che hanno di essa e dalla conseguente paura. Quindi nessun supporto visivo, nessuna slide, nessun aiuto digitale che vada oltre lo scrivere un compito in classe a PC (solo per evitare eventuali “professore cosa c’è scritto qua?”). Fortunatamente almeno lo studio di una lingua straniera sembra essersi indirizzata verso una cooperazione più stretta con le risorse della rete. Per il resto siamo in alto mare; spero ci sia una crescita esponenziale anche in questo ambito!
Purtroppo la vecchia generazione molte volte non accetta di dover imparare dalla nuova, convinti che il maggior tempo di vita dia loro l’autorizzazione a redarguire ed insegnare gli altri.
Mio padre era così: i primi tempi erano davvero difficili. Ogni qual volta mi vedeva seduto davanti allo schermo, si innervosiva e mi ripeteva che mi sarei “rincitrullito” a star sempre lì e che quella scatola serve solo per giochini stupidi. Non mi sono arreso, ho cercato di fargli comprendere quanto quella scatola fosse solo un portale sul mondo e quante risorse avesse dentro di sé anche per aiutarlo nel lavoro. Infatti, piano piano ne ha apprezzato i vantaggi ed ora internet è fondamentale per le sue ricerche e per il suo lavoro, tanto che a volte sono io a prenderlo simpaticamente in giro: “sei sempre lì davanti allo schermo?ihihihi”. E’ così che credo dovrebbe andare. Io ho insegnato il valore della rete a mio padre, lui mi ha comunque fatto capire di non restare schiavo del mondo virtuale. Vecchia e nuova generazione possono e devono interagire in maniera biunivoca, è questo il modo per rendere ancora più esponenziale la nostra curva esponenziale!!
Entriamo in argomento tecnologico: l’era di internet, della comunicazione veloce, delle risorse aperte a tutti, è davvero esplosa e devo dire di averla vissuta profondamente. Sarò un tantino troppo aggrappato ai ricordi, ma il mio vecchio primo PC è ancora in camera mia a “rubar spazio” (come suol dire mia madre) . Nonostante le sollecitazioni a “portarlo al posto che merita” (il cestino) continuo a lasciarlo lì sulla scrivania e sono riuscito a trovargli un nuovo impiego come “attacca-vestiti”. In quel PC ho imparato i rudimenti di questa nuova tecnologia e mi rendo conto che lo sviluppo è stato davvero esponenziale, come il prof suggeriva nel testo, e sembra non avere intenzione di rallentare.. Anzi credo (e spero) che questo boom non sia altro che un nuovo periodo nel quale covano altri progetti e sviluppi che porteranno la curva esponenziale ad una nuova impennata. Ogni periodo è fondamentale: pure il Medioevo da qualcuno erroneamente chiamato il “periodo buio” è stato una tappa decisiva per tutta l’umanità. Ma torniamo a concentrarci su tutto quello che ruota attorno alla rete che va oltre quello che è la rete stessa. Come ci poniamo di fronte ad essa? Ottimisti o pessimisti?. Il professore con le sue storie e metafore ha aggiunto dei sassolini alla mia bilancia ed ecco che adesso è leggermente ottimista. Perché?
Perché “l’orto” della rete se coltivato adeguatamente fornisce risorse illimitate, che mettono in contatto con persone con gusti e opinioni affini che magari non avremmo mai incontrato nella nostra vita.
Perché forse è il luogo dove la libertà di opinione prende davvero il senso utopico che gli attribuiamo.
Ma ci sono così tanti vantaggi che è un piacere scoprirli navigando nel web, gettando via la bussola, lasciandoci solamente trasportare dai venti.
Gli svantaggi però ci sono e sono evidenti. Lo stesso altissimo grado di libertà di espressione può ritorcersi contro. Inoltre generazioni più giovani trovano materiale non adatto alla loro età con un solo click, perdono più tempo davanti lo schermo che fuori all’aria aperta., sostituiscono la loro vita con quella virtuale, ed instaurano più rapporti indiretti rispetto al semplice trovare amicizie per strada o in locali.
Sono comunque rischi che le potenzialità benefiche della rete può “permettersi” di correre, ma che non deve trascurare
Nel presentarci il suo assignment numero 4, il professore ci ha consigliato di tentare una riflessione “di pancia”, esule da virtuosismi ed attenzioni tipicamente scolastiche.
Credo che in questo modo ci abbia lanciato una bella sfida e che egli stesso sappia che non è facile per uno studente italiano uscire dagli schemi che la scuola ci ha impiantato in testa. Ma la sfida rende tutto più interessante, difficile, stimolante, quindi non mi resta che provarci. Spero professore, che mi indichi lei stesso se ci sarò riuscito, dove ci sarò riuscito e chi tra noi due abbia vinto questa “sfida” :)
Voglio partire dai commenti lasciati da tanti studenti e non. Non è passato inosservato il tanto pessimismo che è uscito fuori, moderato solamente da qualche inguaribile ottimista. Questo mi ha fatto innanzitutto riflettere su che tipo di persona sono. Da che parte pende la bilancia dei miei pensieri? Una persona vedendomi e leggendo quello che scrivo mi catalogherà come ottimista o pessimista?
Ragioniamoci su. Una cosa che amo della casa in cui vivo è la luminosità e la continua presenza di specchi. Credo sia sempre una cosa positiva potersi guardare allo specchio da vari punti di vista e ogni volta si vuole. Lei professore, parlava di come le hanno insegnato che è necessario imparare a parlare con le piante poiché danno segni dei loro bisogni. Anche imparare a comunicare col proprio corpo è importante e gli specchi mi aiutano in questo. Ad esempio posso notare un po’ di “borse” sotto gli occhi e capisco che ho bisogno di riposo. Insomma sulle prime lo specchio sembra riflettere un me stesso solare, vivace, allegro, ben disposto verso il mondo. Eppure molte volte tendo a vedere il peggio in ciò che mi circonda. Possibile causa? Magari l’istruzione.
Giacomo Leopardi diceva che l’ignoranza è la maggior sorgente di felicità e pure Giordano Bruno suggeriva che essa fosse madre della felicità e beatitudine sensuale. Purtroppo non posso che essere d’accordo. Non fraintendetemi, non vorrei mai essere vuoto come una zucca, anzi sono fiero delle mie conoscenze e so che esse rendono fiere le persone che mi sono vicine. Certamente come ogni cosa ha i suoi svantaggi. Uno di questi sicuramente è il non poter far finta che alcune poche non esistano, cosa che invece l’ignoranza ti permette alla perfezione! Resta comunque improduttivo far finta di nulla. Ignorare dunque non serve, lamentarsi neppure, auto convincersi che tutto vada per il verso giusto nemmeno. Ebbene? Ebbene Aristotele ci aveva azzeccato di nuovo insegnandoci a ricercare il “giusto mezzo”. Non mi ritengo così saggio (troppi pochi anni e nemmeno un po’ di lunga e folta barba bianca! XD ) da applicare questa filosofia. L’impulsività e l’umore condizionano notevolmente. Tutto questo per dire che le riflessioni che sto per affrontare sono sicuro mi porteranno a tendere verso un tono polemico e scettico (come molti altri), altre volte verso un entusiasmo contagioso, ma non voglio restare imprigionato in un rigido schema pessimista-ottimista. Trai due scelgo di stare nel mezzo: un ottimista ignora i problemi, un pessimista ci affoga dentro; no meglio “rubare” da entrambi :)
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